Scritta da: Luigi Santucci

Si possono ancora fare le cose sottovoce, senza volerne spremere quattrini o pubblicità? Si possono fare ancora le cose per amore? Brenno Bucciarelli, l'editore marchigiano d'arte, ci dimostra che sì.

Discreto, con la sua voce ovattata e un civilissimo impaccio provinciale, Bucciarelli bussa alla nostra porta di scrittori. Non chiede e non offre denaro: il rapporto con lui Ha questo arioso prodigio d'essere smonetizzato come nell'economia curtense: una pecora in cambio d'una falce, una carrucola di pozzo contro un giubbone per l'inverno. Qui il baratto passa attraverso un circuito ancora meno venale e cosificato: Bucciarelli ci domanda un racconto, una scheggia di diario, un poemetto se lo abbiamo. Insomma, ci domanda una pagina. Se vogliamo. Se crediamo in lui, nella sua umile e regale bravura di artigiano.

A chi gli dice di sì, a chi gli dà lo "scrittarello", questo re Mida ci manderà da Ancona, trasformate in oro, un pò di copie per noi e per gli amici. Rileggendoci nelle sue edizioni - pulite e nobili, sommesse e sicure come un canto gregoriano - acquistiamo come una sorta di reverenza, quasi d'incredulità verso le nostre parole; ci sembra talvolta di aver scritto una bella pagina, e forse è soltanto una pagina bella. Bella come lui la sa fare: nella carta, nei caratteri, nelle spaziature e giustezze, nelle splendide acqueforti di maestri famosi con cui ci accoppia.

E tutto solo per amore.

                                                                                                                                                   

Scritta da: Francesco Scarabicchi

Il piccolo vaso di quattro fiori come strani punti cardinali ha una “B” tracciata nella sua grafia tonda: sta al centro delle “Edizioni d’artista” cui Brenno Bucciarelli (Castelplanio, 1918 – Jesi, 1988) dedicò gran parte della sua esistenza fino all’ultimo (Trenta artisti per la Bibbia, 1987). Lo stemma di quel catalogo irripetibile lo disegnò, per lui, Luigi Bartolini e ancora rammento il cliché custodito come una reliquia viva. Con Bucciarelli ho collaborato (nelle varie residenze di Ancona, di Jesi e di Roma) dal 1970 al suo spegnersi, in una lunga educazione al senso dei libri, a quella silenziosa civiltà antichissima che cerca la misura delle parole e dei segni nel tentativo di coniugare le diverse forme della bellezza e dell’armonia.

Ho attraversato migliaia di disegni, oli, acquarelli, incisioni, pagine di scrittura, dalla prosa ai versi, visto, millimetro per millimetro, crescere dal niente e farsi miracolo opere in tiratura limitata che contenevano universi di grazia e di ingegno grafico e letterario coniugati dalla sapienza editoriale e dalla conoscenza di ogni segreto appreso nella bottega di tipografo del nonno materno, proprio a Castelplanio: Il cimitero marino di Paul Valery, nella versione di Alvaro Valentini, con due acqueforti di Ernesto Treccani; La xilografia, storia e tecnica dell’incisione su legno di Adolfo De Carolis (Montefiore dell’Aso, 1874 – Roma, 1928) con otto tavole originali per tre libri di Gabriele D’Annunzio e Le carte di gioco, quarantuno xilografie per la prima volta impresse, in nove colori, nel centenario della nascita dell’artista; i poemetti di Foglia mortale di Paolo Volponi (Urbino,1924- Ancona, 1994) con una incisione di Luigi Bartolini; e poi un folla di titoli e autori in una sorta di sentiero nel tempo, da Folgore da San Gimignano (1280 circa) a François Villon (1430 circa), da Michelangelo Buonarroti a Giacomo Leopardi, da Garcìa Lorca a Edgar Lee Masters, da Luigi Santucci a Leonardo Sinisgalli, da Fabio Tombari a Dino Garrone, da Raffaele Carrieri a Giuseppe Ungaretti.

Gli incisori compongono un’altra collana preziosa ed esclusiva: Primo Conti, Bruno da Osimo, Virgilio Guidi, Lucio Fontana, Domenico Cantatore, Walter Piacesi, Giuseppe Guerreschi, Arnoldo Ciarrocchi, Valeriano Trubbiani, Giorgio Bompadre, Luigi Veronesi, Orfeo Tamburi, Mino Maccari, Pericle Fazzini, Fiorella Diamantini, Leonardo Castellani, Nino Caffè, Fausta Beer, solo per convocarne alcuni.

Un’amorosa passione ha toccato le carte magiche di Bucciarelli cui Castelplanio ha dedicato una sezione della civica raccolta del settecentesco Palazzo Fossa Mancini contenente, fra l’altro, una collezione di grafica contemporanea dallo stesso Bucciarelli donata (fu sindaco del suo paese dal ’64 al ’68). Un atto di civile dignità di un Comune che, salvando la memoria e la storia, prosegue la tradizione della sua identità con la coscienza di serbarne il senso affidandolo al presente perché duri.

Il lavoro meticoloso e paziente di Brenno Bucciarelli è stato questo: togliere dal precipizio del tempo frammenti di luce affinché si salvassero poesia e tracce del Novecento e di quell’umanesimo che ogni giorno perde e conquista la sua precaria eternità nel mondo.

 

 Fonte: cronachemaceratesi.it

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